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Sono troppo caotica per definirmi in poche parole, ma come diceva Nietzsche "bisogna avere il caos dentro di sé per partorire una stella danzante"...

sabato 2 maggio 2009

L'Aquila. Prime impressioni.

Stamani, sono partita per L'Aquila.

Dopo quattro ore di viaggio e una sosta all'Auto Grill per "rustichella e pipì", siamo arrivati al campo. Questa è la mia prima esperienza in Protezione Civile, ma mi rendo conto che questo campo "è avanti" (mi ero preparata a peggio): possibilità di docce calde, una casina di legno utilizzabile come magazzino, cucina, e adesso c'è anche un Internet Point per gli ospiti del campo, bagni praticamente ovunque e molti mezzi (utensili, arnesi, "arnesi" da cucina, ecc).
Ma perché una ventenne decide di andare dove le normalità casalinghe sono un cosa di lusso? Beh, in parte per il mio carattere assurdo che mi dà un background di voglia/necessità di essere d'aiuto a ogni costo (altruismo disposizionale); un po' perché sono in crisi (non si era notato, eh?!) e a volte, rimdimensionare i problemi che ci sembrano enormi, aiuta a superarli.

Appena arrivata ho notato due cose "strane": l'ovattazione del suono che crea un silenzio innaturale e la percezione del tempo diversa.

Qua intorno c'è un silenzio irreale. La città sembra come in un sonno perenne. Le case rimaste in piedi hanno spaccature e crepe un po' ovunque, come grandi cicatrici. Le strade sono sostanzialmente vuote: solo mezzi militari e sanitari, mescolati a poche auto "borghesi" e qualche autobus, stile Ataf. I semafori che cambiano colore per nessuno. I marciapiedi vuoti. Anche i campi sono silenziosi, le persone stanno in tenda, e anche durante il pranzo, il normale brusio che fanno duecento persone in un unico spazio chiuso è assente. Però, paradossalmente, le persone hanno molta voglia di parlare, ma con gli operatori, con chi ha ancora una vita normale, per avere l'impressione della normalità, per sfogarsi, per conversare con qualcuno di nuovo.

E poi, il tempo: scorre solo per i pasti (non c'è la mattina, il pomeriggio e la sera, ma solo colazione, pranzo e cena, che sono gli unici eventi che "avvengono" nel campo), e per i volontari che lavorano. Sembra che per queste persone non abbia più importanza il passare dei giorni, e forse è così, in fondo hanno perso tutto. E niente ha molto senso, ora...

Adesso vado a pulire i cessi (qualcuno deve pur farlo e meglio i cessi che picchettare per la recinzione).

4 commenti:

  1. Grazie per il diario di guerra!

    certo, una città del tutto silenziosa dev'essere qualcosa di surreale oggi come oggi!

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  2. Si, è una cosa molto impressionante...

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  3. Brava Elena!
    Prima di tutto per essere andata là:indipendentemente dai vari motivi che ci possono star dientro è comunque una cosa bellissima.
    (Non devo essere io a dirlo, lo sai già!)
    E poi per darci la possibilità di avere delle "informazioni"o meglio delle sensazioni non filtrate dai giornalisti.
    E'utile anche per vedere il problema da un altro punto di vista, più vicino e più reale.
    Grazie!

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  4. Mi fai quasi arrossire, con questo commento "ringraziante"! Spero di aver tempo e modo di scrivere ancora e più specificatamente tutto quello che mi passa per la testa :P

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