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Sono troppo caotica per definirmi in poche parole, ma come diceva Nietzsche "bisogna avere il caos dentro di sé per partorire una stella danzante"...

lunedì 14 settembre 2009

"Non devi vergognarti di quello che provi" riprese Silente. "Anzi... poter provare un dolore così grande è la tua vera forza".
Harry sentì la collera lambirgli le viscere, fiammeggiando nel vuoto terribile, riempiendolo del desiderio di ferire Silente, di punirlo per la sua calma e le sue parole vuote.
"La mia vera forza, eh?" disse con voce tremante, fissando senza vederlo lo stadio di Quidditch. "Lei non ha idea... lei non sa..."
"Che cos'è che non so?" chiese calmo Silente.
Era troppo. Harry si voltò, tremando di collera.
"Non voglio parlare di quello che provo, capito?"
"Harry, soffrire così dimostra che sei un uomo! Questo dolore fa parte dell'essere umano..."
"ALLORA... NON... VOGLIO... ESSERE... UMANO!" ruggì Harry. Afferrò un delicato strumento argenteo dall'esile tavolino accanto a lui e lo scaraventò dall'altra parte della stanza; si fracassò in mille pezzi contro la parete. parecchi ritratti lanciarono grida di collera e di spavento e quello di Armando Dippet esclamò: "Insomma!"
"NON M'IMPORTA!" gridò loro Harry, afferrando un Lunascopio e lanciandolo nel camino. "NE HO ABBASTANZA, HO VISTO ABBASTANZA, VOGLIO USCIRNE, VOGLIO CHE FINISCA, NON M'IMPORTA PIÙ..."
Sollevò di peso il tavolino e lo scaraventò sul pavimento; le gambe sottili si spaccarono e rotolarono ciascuna in una direzione diversa.
"Si che t'importa" disse Silente. Non era trasalito, nè aveva fatto un solo gesto per impedirgli di demolire l'ufficio. La sua espressione era serena, quasi distaccata. "T'importa al punto che ti sembra di dissanguarti dal dolore".

Harry Potter e l'Ordine della Fenice - J.K.Rowling

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